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Mi riguarda è il pensiero che esprime la vera partecipazione. È il passaggio da qualcuno dovrebbe farlo a posso fare la mia parte. Si sceglie di non restare spettatori. È un atto di responsabilità: prendersi cura di ciò che è comune come se fosse proprio. È un gesto di reciprocità: sapere che il bene degli altri è anche il mio. È un segno di coraggio: mettersi in gioco, uscire dalla zona di comfort, proporre, ascoltare, mediare, costruire insieme. È riconoscere che facciamo parte tutti della stessa umanità che guarda nella stessa direzione e condivide un sogno/ una visione.
Le 5 posture generative di benessere e cittadinanza attiva sono:
1. APERTURA Aprire la finestra al mondo, accogliere la novità, dare spazio all’altro. L’apertura è la prima condizione per una cittadinanza viva: implica disponibilità ad accogliere ciò che è diverso da sé in termini intergenerazionali o interculturali, ad ascoltare senza giudizio la storia di ciascuno e a lasciarsi interrogare da ciò che è nuovo. È una postura che rompe l’autoreferenzialità e costruisce ponti. Aprire significa avere a disposizione anche dei luoghi di incontro e crescita, per un comune dove le idee si contaminano, le differenze si intrecciano e il cambiamento è possibile.
2. CONTATTO Fare insieme, stare con l’altro, abitare la prossimità. Il contatto genera comunità. Una cittadinanza che vive il contatto si costruisce nella relazione, nel camminare fianco a fianco attraverso la conoscenza. Significa cercare l’altro non solo nei momenti di bisogno, ma anche nei gesti quotidiani, nei piccoli spazi condivisi. È nella prossimità e nel tempo passato insieme che si alimenta la fiducia e si rompe l’isolamento, aumentando il senso di sicurezza e creando appartenenza.
3. EVOLUZIONE L’incontro che genera novità, un’infusione, il tempo che plasma gli spazi. La trasformazione è il frutto dell’incontro autentico. Quando le persone si incontrano davvero, nascono idee, energie, possibilità nuove. La trasformazione non è solo cambiamento: è evoluzione condivisa, è partecipazione che lascia il segno. Contrasta l’omologazione, valorizzando le risorse e le specificità di ogni persona e del territorio. Cittadini che si sentono protagonisti, sono motori di una trasformazione concreta degli ambienti e delle relazioni.
4. DIVERTIMENTO La leggerezza che libera, il piacere di stare insieme. Il divertimento è una forza serissima. Riconoscere il valore della gioia, dell’umorismo, del gioco significa riconoscere che la partecipazione non è solo dovere, ma anche piacere. Quando ci si diverte insieme, si abbattono barriere, si crea intimità, si liberano energie vitali. Una comunità che si diverte è una comunità che si rigenera.
5. BELLEZZA Cura di ciò che si vede, e di ciò che si sente. La bellezza è ciò che dà senso e profondità all’abitare comune. È la forma visibile della cura: cura degli spazi pubblici, delle relazioni, del tempo che si condivide. Coltivare la bellezza significa pianificare un miglioramento del comune come luogo in cui ogni persona si sente vista, sicura, valorizzata e ha la possibilità di far emergere la parte migliore di sé.